Quanto successo a Charlie Hebdo è stato definito l'11
Settembre della Francia, io invece direi che si tratta della Pearl Harbour dei
servizi francesi. L'11 Settembre europeo c'è già stato, ed è stato l'attentato
nella metropolitana di Londra del 2004. Anche in quel caso, tra l'altro, si era
trattato di un attacco portato avanti da cittadini europei e non da jihadisti
dall'estero. Le modalità operative tra Londra e Parigi sono del tutto diverse
ma quello che conta sottolineare è che ci sono cellule di cittadini
europei pronti a colpire le città europee in nome di Allah. La debacle
dei servizi segreti francesi, in ogni caso, è innegabile.
Secondo lei l'Europa, e l'Italia, investono abbastanza su intelligence e
sicurezza?
Il problema è che per la sicurezza si spende in qualcosa che non si sa
quanto sia efficace. Tanto più la sicurezza è efficace quanto più non succede
niente. La Cia sostiene che grazie alle torture sono stati evitati degli
attentati, come si fa a sapere se è davvero così? Manca e mancherà sempre la
controprova e per questo i vari paesi sono restii a spendere sulla sicurezza.
Il problema dei governi è capire che spendere per la sicurezza è spendere per
qualcosa per cui i cittadini non vedranno mai risultati. In Inghilterra, dopo
il 2004, l'hanno capito. Noi facciamo fatica a spendere quello che spendono gli
israeliani. All'aeroporto Ben Gurion c'è un sensore che avvisa se qualcuno si
sposta più lontano di qualche metro dalla propria valigia. Un sensore simile
costa quanto un volo di Stato. E allora magari potremmo togliere qualche volo
di Stato e investire di più sulla sicurezza...
L'Italia sarebbe in grado di far fronte a un attacco come quello subìto da
Parigi?
In Italia esiste una buona rete territoriale di polizia e carabinieri in
grado di percepire questi fenomeni. Mi astengo dal giudicare la rete
informativa del servizio di sicurezza interno. Stando alla mia esperienza del
post 11 Settembre posso comunque dire che l'Italia è considerata dai
jihadisti un buon retroterra logistico perché in essa ci si può muovere
liberamente. L'Italia ha un sistema giudiziario abbastanza indulgente, basti
pensare che nel 2003 un magistrato, di fronte a un'intercettazione telefonica
in cui un algerino diceva di non vedere l'ora di buttare giù un aereo Usa,
decise di non rinviare a giudizio perché per lui l'algerino aveva semplicemente
espresso un'opinione politica... L'Italia è un bel Paese per loro perché
possono vivere tranquilli, non sono pressati e le maglie giudiziarie sono molto
larghe. Fare un attentato in Italia provocherebbe una reazione violenta e loro
lo sanno. Ritengo quindi che noi, così come lo eravamo nel 2007, siamo un buon
retroterra logistico ma non un obiettivo primario.
Renzi ha proposto la creazione di un'intelligence europea. Le sembra una
buona idea?
E' una proposta intelligente fatta però da una persona che non si rende
conto che i servizi segreti sono espressione dei governi. Un servizio segreto
comune presupporrebbe un governo comune. I servizi sono il braccio informativo
del governo e dei ministri e fanno riferimento alle priorità nazionali. La
collaborazione tra i diversi servizi già esistono ma è difficile creare un
servizio in cui mettere da parte le esigenze nazionali. La Nsa spiava la Merkel
per conto di Obama anche se Usa e Germania sono amici e alleati. Ma sapere cosa
fa l'amico, da un punto di vista informativo, è utile quanto sapere che cosa fa
il nemico. Si potrebbe studiare un modo per migliorare la circolazione di
informazioni tra i diversi servizi ma per parlare di servizio unico
bisognerebbe avere esigenze uniche anche in politica. E la politica estera
dell'Italia è uguale a quella inglese, francese o estone? Finchè non c'è
omogeneità formale, anche politica, è difficile creare una struttura
informativa comune.
Altro interessante intervento è quello di Julian Assange, che prende
di mira i servizi segreti francesi e li accusa di incapacità. "Il
fallimento (dei servizi segreti, ndr) nella strage di Charlie Hebdo -
dice Assange dall'ambasciata ecuadoriana di Londra in cui è rifugiato - è
così evidente che bisogna porsi delle domande serie".
"I francesi - afferma il fondatore di
Wikileaks, Julian Assange, - cercano di presentare i killer come
super-cattivi per nascondere la propria incompetenza. La realtà è che gli
assassini di Charlie Hebdo erano dei principianti senza speranza, che
hanno fatto un incidente con l'auto, lasciato le loro carte d'identità, si sono
coordinati via telefono e alla fine sono morti. Perdere una dozzina di persone
per mano loro è imperdonabile". Uccidere più di dieci persone non è da
"superpoteri". Assange lo spiega così: "Qualsiasi idiota è in grado di farlo. L'autore del massacro di
Port Arthur, in Australia, un uomo con un quoziente d'intelligenza di 66
(quindi letteralmente un idiota) ha sparato a 58 persone durante diverse ore,
semplicemente perché lui era armato e le sue vittime no". E la
tragedia a Parigi è il segno di come sia necessaria "una sorveglianza
mirata e competente, non una sorveglianza di massa".
Liberamente tratto da Affari Italiani ed il Giornale
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